mercoledì 15 febbraio 2012

Perché e come educare alla creatività nella scuola materna/elementare.

 

 

Da sempre il termine creatività richiama alla mente il genio dell'artista, l'estro fantastico e immaginativo di creazioni originali, poeti maledetti o pittori incompresi e pazzoidi.

La scuola dei Programmi Ermini degli a. '50 infatti trattava di creatività promuovendo a tale scopo le attività espressive, uniche in grado di risvegliarla o stimolarla e faceva riferimento al disegno del sabato o ai lavoretti prodotti dagli alunni per particolari ricorrenze trattando di strumenti.

Fu Guilford, sempre negli a. '50 a parlare di pensiero divergente e produttivo riferendosi alla creatività e distinguendolo dal pensiero convergente e riproduttivo: l'uno attento a ricalcare percorsi di conoscenza già tracciati per giungere ad una meta in realtà prevista e un po' scontata, l'altro alla ricerca di nuove strade, di ulteriori e sorprendenti opzioni per giungere a soluzioni originali e un personali.

La scuola del passato, selettiva e magistrocentrica, ha promosso e favorito un comportamento cognitivo di tipo riproduttivo: l'insegnante è depositario del sapere universale e lo trasmette affinchè tale e quale venga riferito, copia fedele dell'originale. Anche i risultati dei test di intelligenza del Binet posizionavano ai primi posti coloro che erano dotati di pensiero convergente, considerandoli perciò più intelligenti di quelli che, dotati di pensiero divergente, arrivavano sempre gli ultimi.

La scuola tuttavia non è un istituto astorico: essa vive nella storia e nella società, risentendo dei mutamenti di esse e cercando di rispondere in modo adeguato alle domande che di volta in volta le si rivolgono. La società del nostro tempo è definita complessa dal sociologo Mc. Luhan perché ricca di innovazioni tecnologiche, caratterizzata da un coacervo di razze, lingue, culture conseguenze di sempre più intensi flussi migratori, incerta di fronte a una pluralità di valori a volte contrastanti, in perenne, continuo mutamento. L'individuo partecipe di un siffatto tipo di società deve ricevere dalla scuola gli strumenti con cui interagire con essa: deve essere un uomo e un cittadino partecipe e attivo, capace di  comprendere il mondo che lo circonda e di innestarvisi in maniera fattiva, deve poter essere messo in condizione di interpretare i messaggi pluriformi che caratterizzano la cultura del nostro tempo per divenirne artefice e produttore egli stesso, consapevole delle sue scelte di vita.

La scuola nata dai Programmi '85 è la risposta alla società attuale, dunque ed è la scuola della programmazione curricolare, della valutazione formativa, delle discipline, dell'imparare ad imparare", della flessibilità, dell'educazione permanente…

E' una scuola né magistrocentrica né puerocentrica, essa, per dirla con Frabboni, è culturocentrica: la cultura è mezzo di conoscenza, di formazione, di crescita; l'insegnante è mediatore tra i sistemi simbolico culturali e il soggetto che apprende. Essa è la scuola sorta dalla spinta della pedagogia bruneriana, attenta agli stili cognitivi di ciascuno affinchè sia garante del diritto non solo di accesso, ma anche di uscita e di riuscita a scuola, è imperniata sull'individualizzazione dei metodi di insegnamento attraverso la diversificazione degli interventi, è la scuola che rispetta le diverse intelligenze (Gardner)  ed è la scuola del pensiero divergente.

I PP.'85 dedicano un paragrafo al pensiero creativo, a quella capacità che Bruner definisce " arte di combinare magicamente gli elementi" della conoscenza affinchè essa sia incoraggiata ed educata a scuola. La creatività non è fantasia, è capacità di trovare soluzioni originali, nuove da destare sorpresa, non è genio innato, è abilità che può essere appresa proprio come una forma mentis, un modo di pensare e di progredire nella conoscenza.

Il pensiero creativo o divergente o produttivo non è contrastante o invalidante il pensiero convergente e riproduttivo né la creatività è da considerarsi qualità opposta alla razionalità.

Il pensiero razionale anzi è il mezzo per riprodurre nella mente, in maniera ordinata e consequenziale la realtà, lo strumento per sistemarla e conoscerla; il pensiero creativo, che secondo Bruner si serve dello stesso metodo dello scienziato, è lo strumento per rispondere in modo sempre diverso eppure sempre adeguato, per trovare soluzioni nuove a problemi, per proporre scelte originali, per intraprendere percorsi imprevedibili. E questa vicinanza, o meglio parallelismo del pensiero creativo al pensiero dello scienziato non deve sorprendere troppo. Se pensiamo solo per un momento ai grandi artisti del passato, ci renderemo conto che il loro essere "grandi" consisteva proprio nel loro modo originale, inusuale, sorprendente di leggere la realtà, nella scelta di tecniche sempre più efficaci ma oltremodo personali di interpretare e tradurre la società e la vita che pullulavano loro  attorno.

E' proprio questa motivazione a spingersi oltre il già visto, il già seminato, questa voglia di conoscere e apprendere, di mettere alla prova e sperimentare le proprie possibilità per autovalutarsi, per rafforzare la coscienza di sé e la propria autostima il risultato a cui vuole tendere il paragrafo dei PP'85 a cui prima si è fatto riferimento.

Comparsi successivamente gli Orientamenti '91 affrontano l'argomento creatività nel capitolo dedicato al campo di esperienza "Messaggi, forme e media" in cui si afferma la necessità di avviare il bambino sin dalla scuola materna a una fruizione critica dei messaggi da cui è investito, affinchè si possa "porre le basi per una creatività ordinata e produttiva".

Spetta comunque all'insegnante regista e animatore il compito di allestire e organizzare spazi e attività, motivare, suscitare, spingere, attraverso la relazione educativa una buona impostazione dell'intelligenza creativa.

Favorendo un clima sociale positivo in classe, facilità di comunicazione fra e con i bambini, si gettano le basi per la sua sicurezza che gli nasce dal sentirsi ben accolto e accettato. Egli non avrà paura di raccontare le proprie esperienze o di esporre una sua idea né di partecipare alle attività ove deve agire in prima persona. Sin dalla scuola materna è possibile favorire lo sviluppo del pensiero divergente che deve essere comunque stimolato laddove non è tracciato senza tuttavia dimenticare le diverse potenzialità di pensiero di ciascun bambino e l'eterocronia dei loro apprendimenti.

Attività che sviluppano l'intelligenza creativa alla scuola materna sono ad esempio quelle relative alla narrazione di storie: dopo aver narrato gran parte di essa l'insegnante chiede che cosa succeda in seguito o quale sia la conclusione. Oppure possiamo proporre alla sezione un disegno ove sia ben comprensibile che cosa sia avvenuto e chiediamo che cosa stiano facendo i personaggi (es. un b. , una b. che piange con una bambola in mano): perché la b. piange? Che cosa sta facendo il b.? ( aiuta la bambina perché ha un atteggiamento sorridente o le tende le braccia oppure è stato lui a rompere la bambola perché ha lo sguardo indispettito e le mani chiuse in un pugno). I bambini faranno delle ipotesi anche analizzando la situazione del disegno, individuando gli elementi importanti (i dati della situazione problematica) e proveranno a raccontare. Se l'attività è finalizzata a suscitare la creatività l'insegnante cercherà di incoraggiare con rinforzi positivi e gratifiche qualora il b. si sforzi di essere originale, di non "copiare" quanto già detto e, nel momento del rinforzo, è bene non limitarsi a dire "bravo", "che bella storia", ma spieghiamo perché è stato bravo, in che cosa, aiutandolo a scoprire che cosa lo ha portato al successo. In questo modo egli non solo sarà gratificato dal risultato positivo, ma si sentirà artefice consapevole della propria riuscita.

Per quanto riguarda la creatività in campo espressivo, al di là del premiare con il rinforzo gli elementi originali e gli stili di ciascuno, escludiamo interventi emendativi volti alla stereotipia: se il b. disegna un cane con cinque zampe non mortifichiamolo dicendogli che non esiste, chiediamogli piuttosto perché lo ha fatto; quando gli assegniamo delle attività espressive libere o di rappresentazione di storie narrate o esperienze vissute, non sostituiamoci a loro, ma aiutiamoli a esprimere i loro progetti senza imporre il nostro stile e poi facciamo capire ai b. che non si è bravi per dote naturale, ma che con l'impegno e la costanza si può diventare creativi, in modo personale.

Attività più specifiche per la scuola elementare dovrebbero essere caratterizzate in modo tale da soddisfare l'assunto di Cropley che segue: "un curricolo volto alla promozione della creatività dovrebbe comprendere il perfezionamento delle seguenti capacità: scoprire le informazioni, trasformare le informazioni in sapere, porsi da sé degli obiettivi, valutare i risultati del proprio lavoro." Si può spaziare così da esercizi quali l'inventare il testo di un problema partendo dai dati assegnati, ricostruire la giornata di un borgo medievale, stabilire l'itinerario per arrivare a Londra ecc…

I bambini devono essere motivati alla formulazione di ipotesi in seguito ad una attenta valutazione dei dati, qualsiasi sia l'argomento (per es. dove si può mettere il cartellone affinchè sia visibile da tutti i b? come realizzare il lavoretto della festa della mamma?, come organizzare la festa di carnevale?

Ricordiamo sempre che la comunicazione serena e un ambiente adatto, che fornisca stimoli più favorevoli allo sviluppo dell'intelligenza. Se poi intendiamo l'intelligenza come capacità di adattamento a situazioni nuove, è evidente  che un ambiente fisso, sempre uguale a se stesso, non offre occasioni di apprendimento.

Un ambiente in cui prevalgono l'abitudine e l'omogeneità inibisce la capacità dell'individuo di modificarsi, atrofizza la sua modificabilità, nel senso che crea le condizioni per cui egli non avverte più l'esigenza di vigilare, di stare all'erta di fronte alla necessità di adattarsi all'ambiente.

Se scopo ultimo di tutto il processo educativo è rendere il b. autosufficiente ed autonomo, in altre parole capace di adattarsi a situazioni nuove, dobbiamo offrirgli un ambiente in cui egli sia costretto ad adattarsi, giorno dopo giorno, a qualcosa di nuovo.

Solo l'impatto con la novità, l'insolito, la complessità creeranno in lui il bisogno e la capacità di modificarsi. Un ambiente che ha paura delle novità si chiude e resta sempre uguale a se stesso è tossico per l'intelligenza e senza dubbio non garantisce un positivo inserimento nella società.

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