La caratteristica più rilevante della scuola materna nascente dagli orientamenti del '91 è il riconoscimento a pieno titolo della sua dignità di scuola, di ambiente intenzionalmente realizzati a fini educativi e istruttivi, aperto a tutti i bambini senza discriminazione di razza, sesso, religione né di dotazione intellettuale o fisica o psichica, che privilegia la vita in comune, lo scambio interculturale, l'esercizio della libertà responsabile e che persegue il soddisfacimento del diritto di ciascun bambino all'apprendimento nel rispetto della propria individualità.
L'affrancamento da una concezione assistenzialistica e spontaneistica della scuola materna si realizza soprattutto dotandola di un impianto curricolare, cioè di un "intenzionale e rigoroso itinerario formativo" che poggia su tre fattori fortemente correlati: le finalità della scuola, le dimensioni di sviluppo e sistemi simbolico culturali, dalla cui combinazione scaturisce il curricolo che si articola nei campi di esperienza.
Per quanto riguarda le finalità, esse si fondono su una "visione del bambino come soggetto attivo" e riguardano l'identità, l'autonomia e le competenze che egli deve sviluppare e che scaturiscono da una lettura approfondita della società odierna definita, non solo dagli Orientamenti, complessa.
In una società complessa e pluralista infatti è difficile per l'individuo costruirsi un'identità forte e certa, è complicato orientarsi tra una confusione di comportamenti e valori diversi, spesso fra loro contrastanti. La costruzione dell'io è un processo articolato che parte dai primi giorni di vita e necessita di sinergia educativa per giungere a piena maturazione: a scuola la vita in comune consente il confronto continuo che stimola lo sviluppo dell'identità anche e soprattutto perché il bambino, grazie all'interazione con i coetanei, si riconosce e si definisce come persona, entra in contatto con gli alfabeti della cultura che egli fa propri costruendo pian piano quell'identità culturale che è alla base di quella personale.
Legata all'identità è l'autonomia che secondo Vayer non può essere insegnata o imposta essendo questa una peculiarità dell'essere umano, autonomo per natura. La scuola restituisce l'autonomia al fanciullo dandogli fiducia e credendo nelle sue possibilità, anche attraverso l'applicazione della strategia del successo di origine pestalozziana e riproposta in termini più squisitamente psicologici dal Bloom e più in generale impostando una positiva relazione educativa.
Per quanto concerne le competenze, "il saper fare", esse sono la base dell'educazione della scuola che si caratterizza così dagli altri contesti nei quali al "fare" non segue la riflessione e la riorganizzazione cognitiva dell'esperienza (dalle matrici cognitive alle mappe concettuale).
Le competenze promosse dalla scuola dell'infanzia riguardano la sfera culturale, sociale, affettivo – emotiva e morale; esse vengono sviluppate attraverso la mediazione culturale, sottolineata negli Orientamenti e identificata come una sorta di prolungamento del corpo che consente l'adattamento consapevole all'ambiente.
La cultura fa sì che si sviluppino competenze sia come nuova cultura sia come background culturale, sia come strumento per essere liberi, per sapersi comportare, per distinguere ciò che è giusto e ciò che non lo è, al fine di poter star bene con gli altri.
La cultura modifica positivamente i comportamenti, educa alla consapevolezza delle proprie azioni, liberando l'individuo dai condizionamenti sempre più forti indotti dalla società massmediale e dall'invasione della tecnologia.
Attraverso le competenze affettivo – emotive il bambino apprende il progressivo controllo della propria emotività, dei sentimenti negativi e, per mezzo di quelle morali, fa proprie quelle regole che, dopo aver condiviso, sa di dover rispettare, le direttive nazionali degli Orientamenti trovano modo di esplicarsi attraverso i campi di esperienza, non senza adattamenti "locali".
Attraverso la programmazione, afferma Frabboni, le indicazioni del testo programmatico si concretizzano in riferimento alle specifiche esigenze di educazione e di apprendimento dei bambini e alle domande delle diverse comunità. La diffusione del concetto di curricolo è stata parallela a quello di programmazione, cioè di quella fase progettuale, fatta "a freddo" a settembre, quando ancora non si hanno i bambino davanti. La programmazione consente di identificare i percorsi di lavoro, i possibili collegamenti fra i diversi campi di esperienza e le metodologie da utilizzare: essa è scritta ma in realtà si continua a scrivere durante tutto il corso dell'anno perché di volta in volta l'insegnante farà delle scelte, degli adeguamenti, delle modifiche in base anche alle esigenze impreviste della sezione o dell'ambiente. In sostanza, come sostiene anche la Pontecorvo, "la programmazione è finita quando si sono concluse le attività didattiche". Nell'ambito programmatorio rientrano le fasi di controllo: le verifiche rendono esplicita l'efficacia delle proposte didattiche e delle scelte che ha operato l'insegnante per modificare in modo intenzionale la situazione degli alunni. L'insegnante professionista attua in momenti distinti le verifiche finalizzate a rilevare le preconoscenze dell'allievo e a controllare l'andamento della proposta didattica raccogliendo dati in vista di una valutazione in itinere in base al cui esito si decide di continuare il percorso inizialmente delineato o di ristrutturarlo, fino ad arrivare ad una valutazione conclusiva.
Una capacità irrinunciabile dell'insegnante deve essere quella di saper osservare, saper "vedere" i bambini per capire come si comportano, che cosa stanno facendo o che cosa hanno intenzione di fare. L'osservazione sistematica ha certo un rigore più scientifico, ma anche quella di tipo naturalistico va presa in considerazione, in quanto comunque non è priva di criteri. Attraverso il curricolo implicito, cioè l'organizzazione degli spazi, dei tempi, degli angoli, dei laboratori e delle attività ricorrenti della vita quotidiana, sia esso strutturato per obiettivi o per sfondo integratore, si espletano le finalità della scuola materna. Il curricolo implicito perciò deve, comunque esso sia organizzato, partire dal bambino, da ciascuno dei bambini della sezione che giunge a scuola con una propria storia affettiva ed emotiva e con diverse motivazioni, con un proprio bagaglio culturale ed anche con un tipo di cultura extraeuropea, con il peso di un deficit o di una situazione di svantaggio socioculturale, ma che deve essere portato a conseguire le medesime finalità previste per qualsiasi altro bambino. L'insegnante regista, ma anche e soprattutto professionista, deve essere in grado di lavorare in modo flessibile, essere aperto alla possibilità di modificare quanto ha progettato in funzione della realtà nella quale opera e deve realizzare la sua programmazione attraverso un'impostazione ludica nell'ambito di un clima sereno e costruttivo. Non basta saper organizzare attività, spazi e tempi, occorre anche e soprattutto basare la relazione educativa sulla fiducia e il rispetto del bambino che non arriva a scuola incapace di fare e pensare pur essendo un bambino con dei bisogni e soprattutto soggetto di diritti. L'insegnante deve tenere conto della necessità di dare a tutti pari opportunità educative avendo come monito l'affermazione "dare di più a chi ha di meno" o meglio " dare in modo diversificato a chi, nella situazione di partenza, non è uguale " in modo da realizzare l'uguaglianza dei punti di arrivo del percorso educativo, e cioè affinché tutti giungano alla formazione dell'identità, dell'autonomia e delle competenze.
Quella degli Orientamenti '91 è senza dubbio una scuola vera , un contesto finalizzato allo sviluppo e all'apprendimento, per questo capace di dare ai bambini risposte efficaci ai loro bisogni di sicurezza, e di autostima, come pure in grado di valorizzare o stimolare la loro curiosità, la loro voglia di scoprire e di imparare, e' una scuola attenta alle richieste della società, per questo aperta all'interculturalità, ma anche in stretta connessione con tutte le esigenze educative del territorio e "in primis" con la famiglia. " Identità, autonomia intellettuale, indipendenza affettiva, formazione di intelligenza creativa, rappresentano i traguardi formativi che qualificano" il progetto dell'infanzia sostenuto dagli Orientamenti del '91, afferma Frabboni, e puntare su questo significa dare la possibilità al bambino di diventare un adulto consapevole e protagonista della propria vita, artefice di quella società di cui sarà parte.
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