Una lettura che si proponga di mettere a confronto i programmi Ermini e quelli dell'85 noterà immediatamente la diversa idea di bambino presente in essi. Il bambino della nostra società è tenuto a svolgere molte più attività conoscitive che nel passato ed ha di fronte un team docente. La società in cui viviamo ha subito radicali cambiamenti in tempi brevi: le conoscenze si sono moltiplicate ciò che nel passato era essenziale conoscere, il saper leggere e scrivere, oggi è assolutamente insufficiente. Il cambiamento riguarda il modo stesso di conoscere, tipico di società caratterizzate da un forte sviluppo tecnologica, scientifico e informatica che, talvolta è stato latore di contraddizioni sociali, di crisi di certezze e di valori tanto che la certezza sembra cedere il passo al dubbio. Si è affermato quello che i filosofi definiscono pensiero debole e quello che la società sta proponendosi di fare e rendere quest'ultimo un punto di forza, fare del dubbio l'unica certezza.
Partendo dal presupposto che le certezze del passato sono tramontate a questa società complessa, instabile e turbolenta si vuol rispondere con un nuovo modo di pensare. Il pensiero lineare e sequenziale è diventato inadeguato e alla cultura alfabetica veicolata dal libro , si è sostituito il pensiero sistemico e globale e la cultura modulare. Scendendo nel concreto si può esemplificare affermando che insegnare l'area di un rettangolo proponendo una formula è tipico del pensiero lineare, stimolare il bambino affinchè proponga il modo per trovare le misure di un vetro rotto utilizzando una cordicella è invece caratteristico del pensiero modulare. Per certe operazioni il pensiero sequenziale è obsoleto: non dà più gli strumenti per leggere e interpretare il mondo contemporaneo, tuttavia la scuola cerca di attuare una mediazione tra ciò che è necessario assegnare come obiettivo sequenziale, comunque non messo fuori gioco in assoluto, e i mezzi necessari per attivare nel bambino il pensiero modulare.
L'attributo imprescindibile della scuola del duemila è la flessibilità: essa deve plasmarsi da un lato alle esigenze di formazione necessarie per inserirsi nella società, dall'altro deve essere in grado di salvaguardare l'integrità psico-fisica del bambino, in vista della sua formazione come uomo e come cittadino: di un individuo attivo e partecipe del mondo che lo circonda, responsabile e consapevole del suo ruolo, pronto a collaborare, ma autonomo nel giudizio, riflessivo e critico, aperto al reciproco scambio con la diversità, solidale e pronto alla cooperazione.
Né il maestro unico né i Programmi Ermini potevano porsi simili obiettivi, di qui l'esigenza di revisione e poi di rinnovamento proposta nella relazione Fassino, in seguito alle quali sono stati promulgati i Programmi del 1985 e non solo. L'esigenza di cambiamento è testimoniata dalla legge di riforma 148/90, dalla circolare sui saperi essenziali, dalla riforma Berlinguer e dalla legge sull'autonomia che caratterizzerà in modo inconsueto la scuola migliorandone la qualità. La scuola diviene ambiente educativo di apprendimento e si pone obiettivi quali l'organizzazione salda delle conoscenze e delle sollecitazioni che provengono da un ambiente fortemente mutevole; instillare la capacità permanente di apprendere, favorire le conoscenze di linguaggi e codici tipici della cultura contemporanea, costruire le regole di convivenza: al centro dei Programmi '85 c'è la formazione dell'uomo e del cittadino, attuabile attraverso la scuola delle "3 C", come la definisce la legge 148/90. Fatta salva l'unitarietà dell'insegnamento mediante la collaborazione e la programmazione, gli insegnanti del modulo, contitolari e corresponsabili delle classi loro affidate, hanno il dovere di lavorare collegialmente e in team. Le due ore di programmazione didattica, fermo restando l'orientamento deciso dalla programmazione di circolo e dei programmi nazionali, servono proprio a coniugare in modo sinergico gli interventi dei del modulo. All'interno della programmazione curricolare compaiono anche le fasi di controllo e valutazione del percorso didattico, rivolte più a indagare il successo del compito di insegnamento, non esauribile nella trasmissione delle conoscenze, nel riempimento di vasi vuoti, ma fondato sulla capacità di facilitare l'apprendimento, scegliendo di volta in volta il mezzo e la strategia più opportuni fra i tanti a disposizione.
Il team docente deve operare intervenendo in modo flessibile, deve essere duttile e modellarsi alle contingenze e alle necessità del modulo, per realizzare in modo concreto quanto sulla carta e a livello ideale è stato progettato, tenendo conto delle diverse esigenze di ciascun alunno, delle risorse materiali e umane che ha a disposizione, della presenza in classe di alunni con deficit o in situazioni di svantaggio, ecc. L'uguaglianza delle opportunità educative e il diritto allo studio motivano gli interventi individualizzati, rivolti non esclusivamente al singolo allievi, ma proponibili anche ad un piccolo gruppo, per i quali il team docente può utilizzare le ore di compresenza, può adattare l'orario con lezioni intensive, sempre nel rispetto del monte orario di ciascuna materia stabilito a livello nazionale; gli insegnanti, grazie all'autonomia dell'organizzazione didattica, possono superare la rigidità del gruppo classe: è possibile non solo lavorare a classi aperte o per gruppi di interesse o di livello ma anche scegliere di unificare più classi per attività in cui ad esempio la lezione frontale risulta più economica. La flessibilità dell'orario, che tiene dovutamente conto dei tempi deboli e di quelli forti per l'organizzazione delle attività, riguarda la suddivisione della giornata scolastica, il calendario scolastico e anche l'orario degli insegnanti. Opportunità rilevanti sono l'introduzione dei laboratori (per esempio quelli multimediali, nati con il progetto 1A e 1B), delle attività integrative (come l'insegnamento di uno strumento musicale o l'arte di lavorare la ceramica) e delle attività di orientamento( progetto "orme", progetto "genitori", educazione alla salute ecc..), condotte anche attraverso l'ausilio di figure di sistema. La scuola sta rigenerandosi, rinnovandosi in vista di una positiva ripercussione a livello sociale. Attualmente, secondo indagini a livello europeo sulla dispersione scolastica, l'Italia è al penultimo posto in fatto di abbandono scolastico. I giovani molte volte vengono cacciati dalle bocciature, e da un sistema scolastico che non è ancora "sur mesure" e che perciò più che motivare allo studio sviluppa un atteggiamento negativo verso la scuola. I giovani lontani dai banchi di scuola spesso non hanno maturato acquisito le capacità per districarsi nella società che li circonda, non hanno maturato l'autonomia di giudizio, non hanno interiorizzato valori e certezze, così facilmente scivolano nei paradisi artificiali, sfuggendo una realtà con cui non hanno gli strumenti per fare i conti. La scuola può e deve ovviare a tutto questo, se vogliamo che il nostro paese sia caratterizzato da reale progresso sociale e la normativa degli ultimi anni, tendente ad alleggerire dal nozionismo il sapere, puntando sull'imparare ad imparare, decentrandosi per essere più rispondente alle esigenze del territorio in cui vive ha preparato la giusta strada da percorrere.
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