mercoledì 15 febbraio 2012

Nei nuovi Orientamenti la riflessione sui bambini in difficoltà, oltre alla chiara enunciazione nel paragrafo ”Diversità e integrazione”, percorre tutto il testo: nella parte generale in relazione ai complessi fenomeni della nostra società e ai riflessi

Mc. Luhan  definisce complessa l'attuale società perchè sottoposta a innumerevoli fattori che interagiscono modificandola velocemente e radicalmente, tanto che l'individuo finisce per perdersi in essa, per smarrirsi, quasi incapace di ravvisarvi valori e credi incrollabili. Molti dei cambiamenti economici, tecnologici e geopolitici hanno portato alla convivenza di una pluralità di valori, lingue e comportamenti e a cambiamenti di strutture sociali (in primis quella familiare) talmente rapidi e profondi che l'uomo, cittadino del villaggio globale, si sente estraneo ad una società di cui non riesce a sentirsi artefice. La nostra società se per certi versi si configura come carica di aspetti negativi, reca però in sé conquiste importanti: è certamente meno ingiusta poiché afferma a di tutti i cittadini, più tollerante in quanto aperta alle diversità, più libera anche se più vecchia, tanto che i giovani sono "merce" molto rara e preziosa.

Per tutti questi motivi è via via divenuta più forte l'esigenza di una particolare attenzione alla scuola, dove i giovani si formano per divenire artefici della società, perché se la società è madre della scuola, ne è anche figlia.

Ecco quindi delinearsi con i nuovo Orientamenti una scuola che sin dall'infanzia è attenta alle esigenze di ciascuno, tesa a valorizzare e potenziare le doti personali, a promuovere l'integrazione e a sostenere l'interculturalità: insomma una scuola attenta alle diversità, intendendo con questo termine lo svantaggio socio-culturale, l'handicap, i bambini extracomunitari così come i superdotati, i creativi e i divergenti, che proprio perché diversi vivono in una situazione di difficoltà.

Compito di una scuola democratica, che sia di tutti e per ciascuno, è quello di integrare le diversità facendo leva sul concetto dell'uguaglianza nella diversità. La scuola dei nuovi Orientamenti ha recepito come ricchezza la diversità e si impegna a non rimuoverla o a giudicarla per non incrementare l'insuccesso scolastico culminante nell'abbandono; si adopera invece per considerarla in vista del diritto allo studio e delle pari opportunità che si realizzano non trattando tutti allo stesso modo, ma offrendo a ciascuno un aiuto proporzionato alle proprie reali necessità, garantendo l'uguaglianza non delle opportunità di accesso, ma di riuscita. Alla base di questa apertura c'è un concetto di sviluppo che non può più tenere fede alle concezioni rigide e stadiali: l'insegnante, professionista, deve saper progettare e osservare; deve essere aperto ai cambiamenti di itinerario, deve essere in grado di considerare l'imprevisto e l'errore. L'apprendimento non è semplice elaborazione di informazioni date, ma è "imparare ad imparare", così come la società richiede.

All'interno di una visione sistemica, i nuovi Orientamenti non tralasciano di partire da una concezione dell'intelligenza anch'essa sistemica, caratterizzata cioè dalla interazione di elementi genetici, ambientale e socio-culturali e dalla presenza di stili diversificati, cioè di strategie e modalità di funzionamento molteplici e diversi. Oggi la scuola, sin da quella dell'infanzia, non può prescindere dal considerare l'esistenza di stili cognitivi diversi, di differenti modalità di apprendere, di "intelligenze multiple", anzi da qui deve partire per cogliere e valorizzare le differenze senza giudizi morali, dando di più a chi ha di meno, evitando di proporre percorsi che richiedano l'intervento di strategie mentali tipiche di un solo stile di e che penalizzerebbero chi non ne è dotato. Innegabilmente alla base dei presenti testi programmatici per la scuola dell'infanzia sono presenti Bruner e Gardner che incidono un profondo segno in quel grado di scuola, che, pur non essendo obbligatorio, è oggi fortemente intenzionale e finalizzato.

L'insegnante regista e organizzatore di opportunità educative e di apprendimento, ha come mezzo la programmazione educativa e didattica, con cui realizza una scuola che deve tenere conto delle diversità  e perciò anche delle difficoltà di certi soggetti, sicuro del fatto che l'alunno medio non esiste. Con la programmazione è possibile sia fare una scuola su misura, come anticipava Claparède, tenendo presenti non solo i prerequisiti di ciascuno, gli eventi effettivi che arricchiscono e connotano le esperienze, anche di apprendimento, di ogni bambino, potendo così intervenire in modo mirato e con percorsi individualizzati e finalizzati a rendere la scuola di tutti e per ciascuno, sia, nella fase intermedia, valutare se i percorsi messi in atto siano quelli giusti o se sia necessario modificare quanto si è progettato, visto che la flessibilità è una irrinunciabile caratteristica dell'insegnante e della sua attività programmatoria. L'osservazione, naturalistica e sistematica è un altro degli strumenti dell'insegnante, che deve tenere conto delle cause, tanto diverse, alla radice delle difficoltà dei bambini di una sezione: non soltanto quelle legate al deficit e che comportano l'handicap, ma anche cause legate a svantaggi culturali o talvolta affettivi, a problemi di comportamento, a diversità legate a patrimoni culturali extraeuropei o legati a intelligenze divergenti. Per ognuna di esse l'approccio non è identico, come si è detto, ma mirato, personalizzato. Ad esempio, nel caso di bambini con problemi di linguaggio poco sviluppato o meglio con un codice linguistico ristretto, è indispensabile intervenire in modo tempestivo, puntando su un'intensa attività linguistica (parlare, raccontare…) anche con l'ausilio di attività grafico – pittoriche o drammatico – teatrali. Il bambino che deve imparare a raccontare e a comunicare in modo corretto e comprensibile, pian piano utilizzerà termini a lui nuovi, ma più precisi e adatti, ottenendo di volta in volta piccoli, ma gratificanti successi, fondamentali per rafforzare l'autostima e per far sì che la motivazione ad imparare non diminuisca, allontanando così lo "spauracchio" di un probabile futuro abbandono. Nel caso del bambino portatore di handicap, l'intervento individualizzato, da non confondere con situazioni di isolamento in sezione, è elaborato attraverso una procedura ribadita dalla L. 104/92 che prevede non solo una fase diagnostica elaborata da un'équipe medica, ma anche la collaborazione di assistenti sociali, insegnanti di sostegno, famiglie ed enti locali, affinchè non si attui un inserimento selvaggio, ma si realizzi un'effettiva compenetrazione tra la programmazione di sezione e quella individualizzata, come ribadiscono i nuovi Orientamenti. Pensiamo pio alla condizione di difficoltà di inserimento e di integrazione di coloro che, pur essendo bambini, vivono situazioni di emarginazione sociale a causa del colore della pelle, della lingua o della religione. Anche in questo caso è importante modellare interventi "ad hoc", che non creino degli sradicati, dei senza cultura, ma che nel pieno rispetto dell'identità culturale, mirino a creare un clima sociale positivo, di reciprocità, in vista della realizzazione di quell'interculturalità fatta di scambio osmotico tra culture da cui deriva un arricchimento biunivoco.

L'unico mezzo per far sì che nessuno degli adulti di domani si perda nella società della complessità, ma si senta parte e artefice consapevole di essa è dargli oggi la possibilità di valorizzare le proprie potenzialità, realizzando il diritto allo studio e la vera democraticità della scuola.

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