sabato 1 novembre 2014

Proteofaresaperenwew 04 del 30 ottobre 2014



 

 

Proteo Fare Sapere "News" 
ANNO XII  - n.4 del 30 ottobre  2014
Via Leopoldo Serra 37  00153 Roma
Tel. 06/587904 Fax 06/5885560
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Proteo Fare Sapere In/Formazione


       Sommario:

       

  • La buona scuola.Analisi e proposte sul documento del Governo

  • 2° Rapporto nazionale sul sistema educativo italiano Mille dati per venti regioni, più di una ragione per cambiare

  • Proteo per la diffusione della lingua italiana nel mondo

  • Recensio Per la scuola di tutti

  • Nuovo concorso per Dirigenti Scolastici...iniziamo la preparazione 

  • Firenze 17-18 novembre Convegno nazionale per Dirigenti Scolastici

  • Master in Leadership e Management in Educazione. Dirigenza scolastica e governo della scuola 

  • Master in Progettazione e Sviluppo di Servizi di Orientamento e Placement  

  • Le iniziative di novembre

La buona scuola. Analisi e proposte sul documento del Governo

LA SCUOLA  AL CENTRO

Il documento governativo "La Buona Scuola", mal che vada (e fatte salve immediate smentite derivanti dai contenuti della 'Legge di stabilità'), avrà comunque il merito di aver riportato il tema scuola all'attenzione dell'opinione pubblica. Ci pare quindi, questa, un'occasione da non perdere per entrare nel merito delle proposte e per confrontarle con le analisi e le proposte che in momenti diversi, ma abbastanza recenti, Proteo Fare Sapere ha sviluppato nei suoi documenti.  Sia ben chiaro, non si intende in queste poche righe entrare nel merito di tutte le questioni poste, che sono veramente tante, anche se non coprono proprio tutto l'arco delle questioni educative e scolastiche oggi aperte a partire dalla domanda "A cosa serve oggi la scuola?". Intendiamo solo soffermarci su alcuni capitoli ed aspetti che ci sembrano più rilevanti di altri anche al fine di chiarire alcuni nodi professionali, che ad una associazione come la nostra sono poi quelli che stanno più a cuore.

L'ORGANICO FUNZIONALE

Non vi è dubbio che il "piatto forte", quello più seduttivo, del piano consiste nelle 148.000 assunzioni  a tempo indeterminato di personale oggi precario e inserito nelle Graduatorie ad Esaurimento, che, per l'appunto, dovrebbero venire così esaurite.. Sappiamo che una spinta in questa direzione viene da paventati provvedimenti europei di contrasto al precariato dei docenti; una conferma indiretta viene dal fatto che nulla si prevede in positivo per i precari ATA. In ogni caso, questi nuovi assunti andranno in parte a coprire quell'organico di diritto e di fatto che oggi, a regole immutate, costituisce la quota di cattedre e spezzoni  coperti da personale supplente annuale o fino al termine delle lezioni. La restante parte andrà a costituire l'organico funzionale, incardinato verosimilmente non su una scuola ma su una rete di scuole. E qui comincia a porsi il problema, di natura sia professionale che organizzativa: funzionale a che cosa?

La prima preoccupazione che il documento governativo mette in campo riguarda le supplenze temporanee, lunghe o corte che siano, per sostituire i docenti assenti. Forse lo fa solo per l'esigenza di auto-garantire il massimo della copertura di spesa,  evitando così gli strali del Ministero delle Finanze, ma sta di fatto che la cosa da un lato non potrà essere assoluta, perché i docenti in servizio non si assentano "a scacchiera", dall'altro li ridurrebbe ad un ruolo di "tappabuchi" che con l'organico funzionale c'entra ben poco. Va ricordato infatti che "organico funzionale" è  un definizione nata molti anni fa per indicare una dotazione organica del personale docente che non rispecchiasse esattamente l'orario di lezioni frontali, ma potesse servire anche per gli interventi complessi  (ampliamento offerta formativa, copresenze, interdisciplinarità, recuperi, individualizzazione, laboratori, ecc.) che il progetto educativo e didattico richiede nel suo complesso: quel "polmone" che dal 1999 avrebbe dovuto garantire all'autonomia scolastica di respirare funzionalmente.

Dunque questo organico dovrebbe essere funzionale non tanto a coprire le supplenze, quanto alle reti di scuole su cui insiste per mettere in piedi attività, ambienti, laboratori, progetti che, rompendo la frontalità, rivitalizzino la vita scolastica, favoriscano l'apprendimento degli studenti, recuperino la dispersione. Nulla a che fare quindi con una visione tutta frontale e trasmissiva degli insegnamenti, la quale tra l'altro non sarebbe in grado di coprire tutte le assenze: le medesime potrebbero essere meglio contenute se la scuola fosse dotata di ambienti, laboratori e docenti deputati ad attività preordinate ma sempre disponibili all'accoglienza. Né sarebbe logico interrompere in continuazione progetti per tappare i buchi ora in una classe ora in un'altra.

La stessa ipotesi di discipline (musica, educazione fisica, storia dell'arte, geografia, economia ecc.) che verrebbero aggiunte grazie a questo organico  (ma non si capisce se e con quale allungamento d'orario),  da un lato mal si concilia con un orario settimanale che è ormai abbastanza saturo e dall'altro appesantirebbe ulteriormente lo studio degli alunni: un ragionamento di intrecci, compensazioni, laboratori, opzionalità con altre discipline è la via che consentirebbe di avere un complesso più armonico di attività anche personalizzate.

Una Dotazione Organica Aggiuntiva c'è già stata nella scuola italiana, ma fu assorbita gradualmente nell'organico ordinario, salvo una piccola parte che andò ad arricchire il tempo pieno, i moduli e l'istruzione degli adulti. Non fare la stessa fine è un po' la sfida che si pone a questo organico funzionale ed è una sfida che può essere vinta solo sul piano della integrazione e della riorganizzazione didattica, di un ripensamento forte della professionalità docente e dell'orario nel suo complesso.

VALORIZZAZIONE e CARRIERA PROFESSIONALE

La valorizzazione professionale costituisce una esigenza della categoria docente, alla quale Proteo Fare Sapere ha sempre dedicato particolare attenzione. La Buona Scuola tenta di dare una risposta a questa esigenza, individuandone il metro nel "merito".

Individua a questo scopo tre aspetti del profilo docente: quello didattico, quello formativo, legato allo sviluppo delle competenze di insegnamento, attraverso formazione, aggiornamento ed esperienze sul campo; quello  professionale, che noi chiameremmo piuttosto "organizzativo" in quanto corrispondente ad un impegno nell'organizzazione scolastica (collaborazioni col dirigente, funzioni obiettivo, mentoring ecc.).

La scelta di tenere distinti  e separati questi tre tratti del profilo docente corrisponde evidentemente all'obiettivo di individuare, con maggiore chiarezza e precisione, attività a prestazioni da riconoscere ai fini di una progressione che valorizzi il merito (l'impegno, la collaborazione e la cura professionale). E questo attraverso l'attribuzione di crediti che determinano ogni tre anni "gli scatti di competenza". Ma questa scelta se può funzionare verosimilmente per quanto riguarda il riconoscimento dei crediti "formativi e "professionali" (è più facile individuare al riguardo prestazioni e attività da osservare e valutare), pone complicazioni organizzative e problemi di affidabilità e correttezza per il riconoscimento dei crediti "didattici": Chi? Come? Cosa?

Questo è il primo problema; ma oltre questo se ne affaccia uno più grosso: il riconoscimento di questo merito avverrebbe con una progressione di carriera derivante dall'abolizione degli scatti automatici  di anzianità e dalla loro trasformazione in "scatti di competenza" . Questi scatti riguarderebbero, con cadenza triennale, il 66% dei docenti di ciascuna unità scolastica, escludendo il restante 34%.

Riteniamo questo meccanismo improponibile  perché fondato su una impropria competizione, (tanto più se rinchiuso all'interno di una singola unità scolastica), ed eccessivamente punitivo per gli esclusi. E' oltre tutto sbagliato per la vita interna della scuola e per la comunità scolastica tutta: innescherebbe, infatti, micidiali meccanismi di competitività (una ricorrente "guerra tra poveri"), proprio laddove si richiederebbe (come in altre parti del documento viene peraltro detto) il massimo di collaborazione e cooperazione. Si avrebbero, inoltre, conseguenze pesanti sia dal punto di vista della reputazione e della dignità professionale dei docenti, sia per la continuità didattica, dal momento che il documento stesso prevede - come conseguenza dall'esclusione dal cerchio del 66% - stravaganze tipo possibilità di spostarsi "in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi dove la qualità dell'insegnamento è mediamente meno buona".

Riteniamo che la soluzione migliore sarebbe l'abolizione di qualsiasi competizione e quindi la definizione di una soglia (un 'punteggio'?), raggiunta la quale lo scatto avviene a prescindere da quantità predeterminate e/o proporzionali. Riteniamo inoltre che chi non raggiunge la soglia dovrebbe essere incoraggiato e aiutato a raggiungerla in una fase successiva (magari non a distanza di tre anni!): solo così valutazione e miglioramento possono diventare fattori di inclusione, anche dentro processi riguardanti la progressione economica o di carriera.

Da ultimo va segnalato che la scelta di abolire del tutto gli scatti di anzianità non corrisponde neppure alla maggioranza dei casi in cui in Europa si praticano carriere professionali.  Nel caso italiano, dove gli scatti di anzianità sono assai distanti (ogni 6-7 anni), dando luogo ad una progressione molto lenta rispetto al resto d'Europa,  lo scatto "di competenza" potrebbe configurarsi tranquillamente come una accelerazione triennale, di metà percorso.

PER UN'AUTONOMIA PARTECIPATIVA

Proteo Fare Sapere condivide il principio, enunciato nel documento, per cui "non c'è autonomia senza responsabilità, non c'è responsabilità senza valutazione", ma le enunciazioni successive, nonostante siano talora condivisibili,  non ci paiono tutte coerenti con questi obiettivi.

Per esempio: alla giusta esigenza di valutare per sostenere la scuola  che vuole migliorare e non per stilare classifiche, non corrisponde né un chiaro riferimento alla valutazione di sistema né un serio processo di rendicontazione sociale, che secondo noi è strumento utile non solo per misurare in chiave anche auto-valutativa gli effetti dei processi educativi, ma anche per aprirsi realmente al territorio. Diversamente, la valutazione e la trasparenza rischia di trasformarsi in una sorta di classifica della qualità degli insegnanti ad uso e consumo delle famiglie con effetti deleteri su entrambe le componenti (docenti, studenti e famiglie), sulla loro formazione e sulla vita della comunità scolastica. Se è giusto che l'Istituzione abbia un quadro delle competenze e capacità dimostrate dei propri insegnanti per utilizzare tutte le potenzialità presenti, non è giusto che questo si traduca in un registro pubblico  degli insegnanti attraverso il quale qualificare la scuola.

Scoordinata è anche la figura del dirigente scolastico: troppe cose sembrano ruotare intorno alla sua figura senza che questa evolva verso un modello chiaro di "leadership educativa". Si ha come l'impressione, contraddetta da altri passaggi dove si dice il contrario, che si voglia proporre l'immagine di un dirigente "capo" e non leader attraverso attribuzioni più marcate nell'uso delle risorse: quote di fondo economico per il miglioramento (MOF) da gestire in prima persona, chiamata diretta di docenti esperti (BES, valutazione), ecc. Occorrerebbe invece il potenziamento di un processo di leadership diffusa da costruirsi all'interno dell'autonomia, altrimenti le esigenze di obiettività, di cui inevitabilmente bisognerà tenere conto, finirebbero col far propendere verso un modello organizzativo segmentato e centralistico. 

In questo quadro appare debole, poco chiara e, ancora una volta rinviata ad un imprecisato "domani", la definizione dei nuovi organi collegiali riproposti nel documento in termini ancora ambigui o indefiniti.

Anche la pur condivisibile, anzi più volte sollecitata, liberazione dalle molestie burocratiche, contenuta nelle 100 pratiche inutili da eliminare, si arena sulla definizione di queste ultime: non ci piacerebbe che tutto si riducesse al deja vu della parete di scatoloni bruciati ad uso delle telecamere di turno.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

Ai fini di una valutazione complessiva del documento, anche alla luce della sua parte finale, che molto insiste sul ricorso a ipotetiche fonti di finanziamento private, non possiamo esimerci da una critica di fondo alla "filosofia" che sta alla base della proposta governativa. Ancora una volta si ripropone un'idea di scuola che è pur sempre quella -vista e rivista negli anni recenti- delle correnti di pensiero neoliberiste. E mentre il neoliberismo appare palesemente in crisi, si continua a voler realizzare un sistema di istruzione-formazione del tutto subalterno alle ragioni del mercato che riproduce persino nel suo modo d'essere schemi mentali e organizzativi propri dell'azienda, dell'impresa. Noi, invece, ci ostiniamo a volere la scuola quale è prefigurata dalla Costituzione della Repubblica (in particolare dagli artt. 3, 33 e 34), palestra e laboratorio di cittadinanza libera, attiva, consapevole, piuttosto che anticamera del mercato.

                                                                                                                                      

                                                                                                                                                      

 

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2° Rapporto nazionale sul sistema educativo italiano Mille dati per venti regioni, più di una ragione per cambiare

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Il 27 ottobre presso il dipartimento di Scienze dell'Educazione della Terza Università di Roma è stato presentato il Secondo Rapporto sulla scuola italiana elaborato dalla nostra associazione insieme a CIDI, AIMC e Legambiente-Scuola e Formazione con la collaborazione del dipartimento ospitante, che prende il titolo Mille dati per venti Regìoni, più di una ragione per cambiare. La presentazione è stata curata da Emanuele Barbieri curatore del rapporto e dal prof. Bruno Losito, docente di pedagogia sperimentale presso la stessa università.

 

L'ambizione delRapporto, che per ragioni sincroniche di reperimento di tutti dati mette a fuoco l'anno scolastico 2011-12,è quella di fornire un quadro il più possibile articolato e chiaro del nostro sistema di istruzione. L'idea di fondo che ha guidato e accompagnato il lavoro di analisi dei dati inclusi nei vari capitoli è che la conoscenza della realtà in cui si opera è indispensabile per guidare qualsiasi scelta di intervento e di trasformazione. In altri termini, che qualsiasi progettazione delle politiche educative non possa prescindere da una conoscenza approfondita della realtà su cui queste politiche intendono intervenire.

 

Da questa convinzione è derivata la scelta dei dati da considerare e da analizzare per il Rapporto. Dati indispensabili per l'orientamento delle scelte politiche e per la programmazione nel medio e nel lungo periodo di queste scelte. Non si tratta di una novità di carattere assoluto. A livello internazionale, questa ottica viene spesso indicata come approccio alle politiche "basato su evidenze". Evidenze che non si limitino alla fotografia della realtà presente, ma che consentano di individuare linee attendibili di sviluppo dei diversi fenomeni che determinano il contesto entro cui le politiche vengono implementate. È, però, un approccio non usuale per il nostro Paese.

 

I dati, per quanto ricchi, non parlano da soli. Vanno organizzati, analizzati, interpretati. Il Rapporto ha cercato di dare un contributo anche in questa direzione. In alcuni casi, però, i dati disponibili non sono sufficienti per interpretare i fenomeni complessi presi in considerazione.  Si pensi, ad esempio, ai fenomeni della dispersione e dell'abbandono. In base ai dati disponibili (presentati in parte nel capitolo 4), è difficile dire se le scelte politiche adottate negli ultimi anni per l'Istruzione professionale siano state efficaci – come era nelle intenzioni dei decisori politici – nel contrastare tali fenomeni.

 

I dati disponibili consentono di descrivere questi fenomeni, ma non di valutare se e in quale misura le politiche adottate negli ultimi anni abbiano effettivamente consentito o meno a contrastarli. Questo perché è mancata una attività di monitoraggio tale da porre le premesse per una valutazione affidabile delle politiche adottate. Anche in questo caso, si tratta di una costante delle nostre politiche educative: quella di non prevedere una attività seria di monitoraggio e di valutazione che consenta di individuare se e in quale misura gli obiettivi che si intendevano raggiungere siano stati effettivamente raggiunti e a quali condizioni, in quali contesti, con quali limiti, con quali successi.

Il Rapporto non ha la presunzione di sopperire in toto a queste mancanze, ma ha almeno quella di muovere alcuni passi in questa direzione.

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Per informazioni: Segreteria didatti

 

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Proteo per la diffusione dell'italiano nel mondo

Un recente articolo sulla stampa italiana ci ha rivelato che coloro che parlano italiano  nel mondo sarebbero 250 milioni, più di 4 volte la nostra consistenza nazionale, e che inaspettatamente la lingua italiana è oggi  la quarta tra le più studiate dopo inglese, francese, spagnolo, davanti quindi al "profondo" tedesco che per lungo tempo ha egemonizzato la cultura mitteleuropea  e  al russo  "potente e imperiale".

Sono dati che dimostrano la possibilità di uscire da una sorta di complesso di inferiorità linguistica che forse troppo spesso abbiamo avuto in passato come pendant di una altrettanto  diffusa presunzione  di superiorità artistico-culturale. Sono probabilmente le nostre doti culturali, i giacimenti artistici, che il nostro paese conserva,  il grande vettore di questo rinnovato interesse per la nostra lingua, che fuori del nostro del Paese una volta pensavamo confinata a qualche vallata svizzera  o alla consistente emigrazione in paesi più o meno lontani.  Ma non va dimenticato che il nostro paese è inserito in un sistema economico sempre più globale e , soprattutto, in una rete di mobilità, che per le ragioni più svariate, da quelle più umili a quelle altolocate, sposta reciprocamente persone, per migrazioni, affari, turismo dalle e  nelle più remote regioni, sicché anche nei luoghi più impensati può capitare di sentire "spiccicare" frasi in italiano.

E' soprattutto a partire da questa nuova situazione che occorre partire per rafforzare in primo luogo la nostra consapevolezza circa il valore altamente culturale della nostra lingua senza dimenticarne la valenza economica.  Si tratta dunque di rinsaldare fortemente il legame tra la cultura e la lingua italiana e fare di questo binomio l'elemento trainante dell'Italia nel mondo.

E' con questa consapevolezza che l'Associazione professionale Proteo Fare Sapere ha aderito con entusiasmo, insieme alle altre organizzazioni in campo (CGIL, FLC, Fondazione Di Vittorio, SPI, INCA), alla proposta "Per la promozione e la diffusione dell'apprendimento della lingua e della cultura italiana nel mondo". E' evidente che come associazione professionale nel campo dell'educazione il nostro interesse al progetto è scontato ed anzi orientato ad aspetti che riguardano l'accrescimento di professionalità nel  campo dell'insegnamento della lingua e di altre discipline fortemente collegabili alla cultura italiana, con la consapevolezza ed anzi la curiosità di un impatto con ambienti non solo linguistici ma anche "organizzativi" inusuali.

Un progetto con tali obiettivi dovrà indagare i più ampi meccanismi in grado di sollecitare l'attenzione e la curiosità verso il nostro paese a lungo concepiti come corollari di un'emigrazione in uscita e di un turismo in entrata. Senza dimenticare quei fattori tuttora sussistenti,  il nostro paese è oggi meta di migrazioni, oppure territorio di passaggio, ma  con interesse comunque ad una permanenza duratura o temporanea. E' meta di uomini d'affari che girano il mondo, è esso stesso esportatore di affari, di lavoro, di turismo. E' interessato quindi a ritrovare all'estero condizioni di attenzione e di condivisione, che all'estero stesso sono ricercate.

Ha dunque tutto l'interesse a riorganizzare la sua presenza linguistica e culturale all'estero oggi affidata a soggetti diversi, a rafforzarla, ad individuarne i settori strategici a partire da quell'intervento pubblico che oggi è già esercitato direttamente o coordinato dal MAE. Pensato in origine in ragione di un'assistenza ai nostri emigranti, oggi, in tempi di seconda terza o quarta generazione, richiede una finalità diversa  ed anche, per esempio, il potenziamento dei livelli superiori, di collaborazione con le università,  per  alimentare da un lato i contatti globali e dall'altro l'intercambio intellettuale oggi altrettanto prezioso quanto l'interscambio delle merci in una società che è sempre più società della conoscenza.

Nello stesso tempo l'accresciuta consapevolezza della dimensione sociale delle attività apprenditive impone un'attenzione a tutto ciò che si muove e che si è mosso in questo campo sul terreno della italianità. Serve quindi non solo un rinnovato governo dalla parte pubblica o pubblicamente coordinata, ma anche una vera  e propria "governance" consapevole dei  soggetti che vi operano , senza escludere, tra l'altro, che il moltiplicarsi dei soggetti operanti nello stesso campo pubblico (le Regioni ad esempio: alcune hanno aperto uffici ed attività all'estero), richiedono una visione più complessiva del sistema che di fatto e non solo de jure si va a determinare. Esiste comunque ormai una "società civile internazionale"  e, potremmo dire" una "società civile italiana all'estero" che richiede punti di riferimento più solidi e, perchè no, un certo livello di coordinamento.

Naturalmente toccherà alla politica determinare i modi concreti con cui tali obiettivi si potranno realizzare, ma la compagnia in tale progetto di organismi cosiddetti di massa come i sindacati generali e di categoria che vi aderiscono rendono plausibile un avanzamento materiale della proposta che faccia perno sulla mobilitazione delle persone in carne ed ossa e non solo delle idee.

Leggi gli interventi sul sito www.fondazionedivittorio.it 

 

 

 

 

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Recensione/ PER LA SCUOLA DI TUTTI

Merita attenzione per svariati motivi il libro che Giorgio Mele ha scritto sulla storia della scuola italiana (G.Mele PER LA SCUOLA DI TUTTI Breve storia della scuola italiana, Ediesse, Roma 2014).

Giorgio Mele, già senatore della Repubblica,  è un "amico della scuola", da tempo impegnato su questo fronte e noto soprattutto a Roma a molti insegnanti e genitori.

Una delle ragioni per cui il libro è interessante è proprio perché è un libro di storia. La storia della nostra scuola è una dimensione che spesso manca nelle elaborazioni sull'istruzione. Questa assenza non è da poco perché, essendo la scuola un corpo vivo e non una macchina della riproduzione sociale, non può prescindere dalle abitudini di utenti e docenti, dall'evoluzione dei loro bisogni, dai contesti storici in cui si colloca. Vedere solo uno dei binari del percorso della scuola, quello delle tecniche didattiche o amministrative, senza considerare l'altro, quello socio-evolutivo, rischia – come spesso è successo -  di "far deragliare i treni" che vi si incamminano.  Ma per fortuna ultimamente sembra rinata un'attenzione per questi aspetti storici: penso anche al libro enciclopedico di Nicola D'Amico, a cui fa riferimento lo stesso Mele, (Storia e storie della scuola italiana, Bologna 2009) e all'ultimo libro di Francesco Susi (Educare senza escludere, Roma 2012). Sia ben chiaro: non si tratta di un'operazione nostalgia. Si tratta di vedere come la scuola ha risposto ad alcuni bisogni del paese e come invece non abbia risposto ad altri. E' una storia di luci ed ombre, utile per una misurata e razionale considerazione sullo stato della nostra scuola. Essa, nonostante le sue palesi insufficienze, di strada ne ha fatta e ne ha fatta fare anche all'intero Paese.

Un secondo motivo per cui il libro di Mele merita attenzione e che forse spiega anche la ragione di questa riscoperta della storia scolastica sta proprio in quest'ultima considerazione appena fatta: la storia della scuola italiana è la storia di una crescita. La spesa per la scuola è sempre cresciuta. Anche sotto il fascismo, anche nei grami anni di guerra. Non parliamo poi del grosso sforzo degli anni sessanta e settanta, tutti giocati tra neo-capitalismo e rivendicazioni sociali. Tuttavia c'è un momento in cui questa crescita della spesa scolastica si ferma: è il periodo 2008-2011 , gli anni dei tagli di Tremonti e Gelmini, che preludono all'arrivo dei tagli di spesa dettati dalla crisi. Non è casuale che proprio a partire da questi anni sia rinato un interesse per il nostro passato scolastico, una riconsiderazione delle sue tappe storiche.

Un terzo motivo per cui il libro è interessante risiede nel fatto che nelle diverse tappe storiche si possono trovare i perché di alcune caratteristiche peculiari del sistema scolastico italiano. Ad esempio la nostra scuola media, breve rispetto al resto d'Europa, a lungo simile al ginnasio inferiore del modello gentiliano, propedeutica al liceo classico e non ispirata a percorsi scientifici o tecnologici, oppure il carattere pubblico-statale della nostra scuola, dovuto non a ragioni ideologiche bensì alle differenze croniche tra città e campagna, tra Nord e Sud, e alla presenza di vaste aree di povertà delle popolazioni e  degli enti locali, e solo successivamente accresciuto dal bisogno della costruzione di una identità nazionale prima e di una coscienza democratica poi.

Ecco! Sono solo tre tra i tanti buoni motivi per leggere questo libro che ha anche il pregio di essere misurato (200 pagine) senza essere sommario o superficiale

 

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Nuovo concorso Dirigenti Scolastici...iniziamo la preparazione 

Entro fine anno sarà bandito un nuovo concorso per il reclutamento di Dirigenti Scolastici, il concorso avrà le caratteristiche dettate dalla legge 128 dell' 8 novembre 2013, che  all'art. 17 prevede un corso concorso per dirigenti scolastici gestito dalla Scuola Nazionale dell'Amministrazione. 

Proteo Fare Sapere promuoverà insieme alla struttura di comparto dei Dirigenti Scolastici  FLC Cgil, corsi di preparazione al concorso per Dirigenti Scolastici in tutte le regioni finalizzato al superamento delle prove che daranno accesso al corso concorso che si svolgerà presso la Scuola nazionale dell'Amministrazione. 

Nell'attesa del bando che definirà nel dettaglio i contenuti e le modalità delle prove vogliamo offrire l'opportunità di avviare un percorso di studio utile ad approcciarsi al complesso ruolo di Dirigente scolastico nella Scuola dell'Autonomia. 

A tal fine proponiamo due percorsi che si integrano fra di loro:

1)  Accesso  alla nostra piattaforma di formazione a distanza www.proteofaresapere.it dove   saranno  disponibili alcuni materiali che  permettono un approccio sistemico al profilo di dirigente scolastico; 

2)  Incontri  in  presenza  finalizzati  a  fornire  le  prime  informazioni  per  iniziare  a studiare  per  il  concorso.  Essi  hanno  la    finalità  di  far  conoscere  le  modalità d'espletamento   del   concorso,   affrontare   le   leggi   fondamentali,   iniziare   a frequentare, sperimentare "provare" i test a risposta multipla, disporre di una bibliografia mirata. I corsi saranno organizzati sulla base delle richieste.

Queste iniziative sono di carattere propedeutico e non sostituiscono i corsi strutturati di preparazione al concorso che verranno organizzati  all'uscita del bando di concorso.

Chi fosse interessato a ricevere informazioni sia sulla possibilità di accedere ai materiali messi a disposizione sulla nostra piattaforma che su incontri in presenza può scrivere al seguente indirizzo:  segreteria@proteofaresapere.it  indicando i propri dati anagrafici e la sede di servizio.

 

 

 

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Convegno nazionale per dirigenti scolastici "Liberare la dirigenza: valorizzare la specificità, togliere oneri indesiderati, impedire invadenze esterne" – Firenze 17-18 novembre

La dirigenza scolastica dal 2008 in poi è stata duramente colpita dai tagli : i posti in organico dei dirigenti scolastici sono continuamente diminuiti a seguito dei processi di dimensionamento, passando da 10.769 dell'a.s. 2006-2007 a 8.094 dell'a.s. 2014-2015. Una diminuzione di 2675 dirigenti ( pari al 25%) a fronte di un sistema scolastico che ha mantenuto sostanzialmente le stesse dimensioni e ha visto aumentare la sua complessità in conseguenza delle tante innovazioni ordinamentali, organizzative, finanziarie e amministrative.

La dirigenza scolastica lavora di più e viene pagata di meno.

All'aumento dei carichi di lavoro, delle responsabilità e delle incombenze estranee alla scuola è infatti corrisposta una diminuzione della retribuzione e quindi del valore riconosciuto alla professione del dirigente scolastico. Negli ultimi anni abbiamo registrato troppe volte l'invadenza dell'Amministrazione centrale e periferica e perfino degli Enti Locali nei confronti dei dirigenti scolastici e delle scuole autonome e le difficoltà di esercizio dei compiti di gestione all'interno delle scuole. Vedi le indebite pressioni , talvolta insistenti e fastidiose, dei revisori dei conti sui dirigenti in merito a materie oggetto della contrattazione integrativa d'istituto; le unilaterali e arbitrarie applicazioni del contratto di lavoro da parte del MEF, del MIUR e dei Direttori Generali Regionali; lo scarico sulle scuole da parte degli Enti locali di servizi a loro spettanti o di bandi per gestione mensa, assistenza all'handicap, appalti ex LSU…

L'aumento continuo dei compiti e delle responsabilità affidate al dirigente scolastico è un esempio di come si possa finire per ostacolare lo svolgimento delle funzioni fondamentali di una figura professionale. Le responsabilità del dirigente sono state gravate di carichi burocratici: applicazione delle norme sui contratti pubblici; amministrazione digitale; decertificazione e dematerializzazione; trasparenza e anticorruzione; riduzione dei debiti pubblici; estensione alla scuola di vincoli e regole imposte alla Pubblica Amministrazione. Bisogna valorizzare la specificità della dirigenza scolastica, porre fine alle invadenze di Amministrazione ed Enti Locali e liberarla da carichi di lavoro impropri che nulla hanno a che fare con la gestione delle scuole autonome.

Non è più rinviabile il riconoscimento economico e il raggiungimento dell'equiparazione sia all'interno della dirigenza scolastica sia con le altre dirigenze pubbliche.

Il riconoscimento di oneri e retribuzione deve derivare dal valore di quello che già oggi fanno i dirigenti scolastici e non dall'aggiunta di altre funzioni amministrative o da una nuova dirigenza amministrativa.

 

Per discutere di questo e molto altro ci incontriamo a Firenze il 17 e 18 novembre presso il Grand Hotel Mediterraneo. Le iscrizioni si accettano fino alla saturazione dei posti disponibili, la scheda va inviata a: segreteria@proteofaresapere.it.

Programma      

Nota e scheda di adesione

 

 

Per informazioni: Segreteria didattic

 

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Master in Leadership e Management in Educazione. Dirigenza scolastica e governo della scuola

L'Università degli Studi Roma Tre è promotrice di un Master Universitario di Secondo livello in Leadership e Management in Educazione. Dirigenza scolastica e governo della scuola diretto dai Proff. Gaetano Domenici - Giovanni Moretti.

Un'apposita convenzione tra il Dipartimento e l'Associazione Professionale Proteo Fare Sapere, stabilisce che le attività di tutoraggio siano organizzate, coordinate e monitorate in collaborazione. L'accordo stipulato con Proteo Fare Sapere, garantisce che le attività di tirocinio e di stage presso le scuole siano seguite da tutor qualificati e dotati di esperienza.

Le caratteristiche del master promosso da Roma Tre sono:

·         costi contenuti rispetto ad altre proposte;

·         formazione on line;

·         esperienza maturata dal gruppo di lavoro di Roma Tre diretto dai proff. Gaetano Domenici e Giovanni Moretti

Dipartimento di Scienze della Formazione

Master Universitario di Secondo livello

in Leadership e Management in Educazione.

Dirigenza scolastica e governo della scuola

Anno Accademico 2014/2015

Direttori: Proff. Gaetano Domenici - Giovanni Moretti

                                                sito web: http://lme.crisfad.uniroma3.itioni: Segreteria didattica - P.

Finalità: promuovere le competenze teorico-operative per l'accesso alla Dirigenza scolastica e al ruolo Ispettivo

Requisiti per l'ammissione: laurea vecchio ordinamento; laurea magistrale

Impegno didattico: attività interattiva online e in presenza (due incontri seminariali), stage-tirocino svolto presso Istituzioni scolastiche sulla base di convenzioni con Enti pubblici e/o privati accreditati presso il MIUR, per un totale di 1500 ore di apprendimento.

Durata: avvio entro il 15 febbraio 2015 – prova finale entro il 15 dicembre 2015

Sede: Dipartimento di Scienze della Formazione - Università degli Studi Roma Tre

Numero massimo degli ammessi: 350

Certificazione: Diploma di Master Universitario di Secondo Livello, con Prova finale; 60 CFU

Preiscrizione: entro il 31 dicembre 2014 attraverso il sito http://lme.crisfad.uniroma3.it , oppure consegna a mano o per posta  all'indirizzo: Piazza della Repubblica, 10 - 00185 Roma

Iscrizione: attraverso il sito http://portalestudente.uniroma3.it; entro il 15 gennaio 2015; la domanda va inviata a mezzo posta (fa fede il timbro postale) all'indirizzo "Divisione Segreteria Studenti- Ufficio Corsi Post Lauream, Via Ostiense 139, 00154 Roma".

Tassa d'iscrizione: € 2.400,00 da versare in due rate. Per quanti certifichino lo stato di lavoratori, qual è quello dei docenti sia a tempo indeterminato che determinato, è ridotta a € 1.500,00.

La Disciplina del reclutamento dei dirigenti scolastici attribuisce al titolo "una specifica e prevalente valutazione" 

Per informazioni:

Segreteria didattica dei Master: Piazza della Repubblica, 10 - 00185 Roma, II piano, stanza  2.17 (aula FaD).

Ricevimento: mercoledì dalle ore 16.00 alle ore 18.30 Tel. 06.57332975, Fax 06.57332976.

E-mail: master.lme@uniroma3.it

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Master in Progettazione e Sviluppo di Servizi di Orientamento e Placement  

 

Le iniziative di novembreNell'ambito della collaborazione tra la nostra Associazione e l'Università degli Studi Roma Tre informiamo che l'Università degli Studi Roma Tre organizza un Master Universitario di Secondo livello in

PROGETTAZIONE E SVILUPPO DI SERVIZI DI ORIENTAMENTO E PLACEMENT

diretto dai Proff. Gaetano Domenici - Massimo Margottini

Dipartimento di Scienze della Formazione

Master Universitario di Secondo livello

inPROGETTAZIONE E SVILUPPO DI SERVIZI
DI ORIENTAMENTO E PLACEMENT

Anno Accademico 2014/2015

Direttori: Proff. Gaetano Domenici – Massimo Margottini

sito web: http://pssop.uniroma3.it

 

Finalità: promuovere acquisizione di competenze teorico-operative nei professionisti, o aspiranti tali, che operano nei diversi settori della formazione scolastica, universitaria, professionale e nei servizi per l'orientamento e il placement.

Requisiti per l'ammissione: laurea vecchio ordinamento; laurea magistrale.

Impegno didattico: attività interattiva online e in presenza (due incontri seminariali), stage-tirocinio svolto presso Scuole, Università, Centri di Orientamento o agenzie per l'impiego, sulla base di convenzioni con Enti pubblici e/o privati accreditati presso il MIUR, per un totale di 1500 ore di apprendimento.

Durata: avvio entro il 15 gennaio 2015 – prova finale entro il 15 dicembre 2015

Sede: Dipartimento di Scienze della Formazione - Università degli Studi Roma Tre

Numero massimo degli ammessi: 100

Certificazione: Diploma di Master Universitario di Secondo Livello, con Prova finale; 60 CFU

Iscrizione: attraverso il sito http://portalestudente.uniroma3..it; entro il 15 gennaio 2015; la domanda va inviata a mezzo posta (fa fede il timbro postale) all'indirizzo "Divisione Segreteria Studenti- Ufficio Corsi Post Lauream, Via Ostiense 139, 00154 Roma".

Tassa d'iscrizione: € 2.400,00 da versare in due rate. Per quanti certifichino lo stato di lavoratori negli ambiti della formazione e dell'orientamento (docenti, formatori, orientatori,…) sia a tempo indeterminato che determinato, è ridotta a € 1.500,00.

Per informazioni:

Segreteria didattica dei Master: Piazza della Repubblica, 10 - 00185 Roma, II piano

Ricevimento: mercoledì dalle ore 16.00 alle ore 19.00 Tel. 06.57332977, Fax 06.57332976.

E-mail: master.orientamento@uniroma3.it

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Roma 5 novembre Seminario Insieme per la scuola  

Arezzo 6 novembre Seminario Il piano per la buona scuola: la parola a dirigenti, docenti e ATA

Brescia 6 novembre Convegno Le reti territoriali per l'apprendimento permanente ed i Centri Provinciali per l'istruzione degli adulti. Realtà o Utopia?_

Como 10 novembre Tavola rotonda Costruiamo la buona scuola

Bologna dal 6 novembre Incontri propedeutici Aspettando il concorso per Dirigenti Scolastici

Pisa 10 e 15 novembre Incontri propedeutici Aspettando il concorso per Dirigenti Scolastici

Firenze 12 e 19 novembre Corso di formazione e aggiornamento Attività Negoziale

Firenze 13 e 22 novembre Incontri propedeutici Aspettando il concorso per Dirigenti Scolastici

Verona 14 novembre Giornata di formazione Valutazione della scuola e valorizzazione del personale

Pisa 14 e 15 novembre Seminario Interregionale La dispersione scolastica

 

 

 

 

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